Ispirato alla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, a Trieste è nato il “Museo Accessibile“, pensato apposta per rendere possibile un’esperienza emozionale e culturale anche ai disabili.
Quando si parla di disabilità, in realtà, è difficile anche dover discernere le varie tipologie di handicap che si possono avere: bisogna, infatti, pensare a come rendere possibile l’accesso a chi è in carrozzina ma anche a come riuscire a far “vedere” un quadro a chi non ne ha le facoltà. I percorsi e le strade in cui inerpicarsi, quindi, quando si parla di Musei Accessibili, sono in gran numero e forme.
La cosiddetta “cultura accessibile“, in realtà, è un diritto che dovrebbe valere già dagli anni 70 ma che, nei fatti, è solo negli ultimi anni che si sta concretizzando, in Italia come nel Mondo.
A Matera, capitale della Cultura 2019, è stato importante un meeting fondato sul tema, che ha portato al Manifesto di Matera.
A Trieste, invece, come dicevamo inizialmente, c’è stata la presa di coscienza che non ci fosse bisogno, soltanto, di intervenire a livello architettonico, ma anche a livello di comprensione dei testi. Per evitare la “fatica” ad un mediatore di illustrare e semplificare i contenuti, è nata l’idea di “tradurre” i testi, in un modo universale e semplice da capire e da leggere.
A Genova, ancora, la fondazione Lucia Guderzo ha inaugurato il Museo italiano delle tecnologie per disabili visivi, ospitato a bordo della chiatta di “Dialogo nel Buio” di Genova (presente anche a Milano). L’idea è eccezionale e innovativa: un percorso multisensoriale, tassativamente immerso nel buio completo, dove i visitatori sono accompagnati da guide non vedenti. L’esperienza consiste in un vero e proprio viaggio nel tempo attraverso la tecnologia a favore dei disabili, passando per le macchine da scrivere braille, i primi dispositivi informatici, i videoingranditori ed altro materiale vintage, degli anni 70 e 80, italiano ma anche straniero. Capitolo a parte rappresenta l’Optacon, con una postazione dedicata: è il primo strumento che, grazie a una telecamera e a una matrice di aghi, ha permesso ai non vedenti di leggere, con l’indice, i caratteri di una stampa o di un manoscritto.
“Dialogo nel Buio”, insomma, si rivela un progetto veramente emozionante e che attraversa la storia, arrivando sino a noi.
Anche la realtà del Museo Tattile sta espandendosi sempre più, nazionalmente e internazionalmente.
I più conosciuti, forse, in Italia, sono quello di Varese e quello di Ancona, ma c’è anche quello di pittura antica e moderna a Bologna, il Galata Museo del Mare di Genova, il Museo civico di Mantova, con otto bassorilievi prospettici, il famoso plastico tridimensionale della Camera dei giganti ed anche le schede provviste di descrizioni in nero normale, nero ipovedente e braille.
Inoltre, al Museo degli Strumenti musicali del Castello Sforzesco è attivo un laboratorio per persone affette da disabilità cognitive, mentre l’Istituto dei Ciechi di Milano ha allestito il Museo Louis Braille. Restando nella capitale commerciale italiana, il Museo nazionale della Scienza Leonardo Da Vinci e la Fondazione De Agostini si sono uniti al progetto “Scienzabile“, che prevede laboratori per disabili e non.
In più, grazie ai “Progetti Accessibili” della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, è nato il Manifesto della Cultura Accessibile, che sta ispirando le istituzioni di quelle città e di quei paesi che vogliono uniformarsi allo scopo, con iniziative valide e pertinenti.
Altre realtà da citare sono la Galleria d’Italia in piazza Scala e la Galleria di arte moderna a Milano, i Musei capitolini, il Museo di arte contemporanea Macro, Galleria Borghese e il Museo dell’Ara Pacis, il Museo d’arte moderna e contemporanea di Rovereto, il Palazzo reale a Napoli e, soprattutto, il Museo degli Scavi di Pompei con un percorso per non vedenti e il modello sinestetico dell’Ercole Infante; un progetto che ha qualcosa di sbalorditivo: si tratta, infatti, di una modalità innovativa di far percepire le forme (attraverso il tatto) e i colori (attraverso la musica, che cambia di tonalità in tonalità) ai non vedenti.
Ancora, degni di nota, ci sono a Cremona il Museo archeologico e il Museo Stradivariano, a Mantova il Museo della città e il Museo Diocesano Francesco Gonzaga, a Venezia il Palazzo Grassi e il Museo Correr, il Museo civico di Belluno, il Museo nazionale del cinema di Torino, il Museo civico storico archeologico di Savona con il percorso “Arianna” e la Galleria d’arte moderna e contemporanea di Bergamo, importante perchè, su richiesta, è possibile prenotare visite guidate nella lingua dei segni.
A piccoli passi, insomma, un po’ tutte le grandi città italiane stanno cercando di rendere accessibile la cultura, a tutte le fasce di disabilità, investendo, in questo senso, moltissime energie e fondi.
Forse, rispetto al resto del mondo, come spesso accade, lo Stivale è sempre un po’ “arretrato”, ma negli ultimi anni c’è stato un incalzare di iniziative che fa ben sperare per il futuro.