La seconda vita di Alex Zanardi

La vita è come il caffè. Puoi metterci tutto lo zucchero che vuoi ma se lo vuoi far diventare dolce devi girare il cucchiaino. A stare fermi non succede niente.

Alex Zanardi

Ci sono casi in cui la vita sceglie un copione davanti al quale apparirebbe scarno qualunque romanzo o film per il grande cinema; Alex Zanardi ne sa certamente qualcosa. Le sue vite, perchè sono più di una, confluiscono tutte in quella da cui, ogni giorno, abbiamo la fortuna di poter imparare qualcosa di nuovo, sul senso dell’esistenza e su noi stessi.

Classe ’66, nato a Bologna, il piccolo Alex ha riconosciuto come sua la strada dei motori sin da bambino. Una strada difficile e piena di imprevisti, tra l’altro pericolosa ed ostacolata dalla famiglia, poichè la sorella maggiore, ironia della sorte, aveva perso la vita proprio in un incidente stradale nel ’79.

Ma tutto questo non è bastato a fermare la passione.

A quattordici anni Alex costruì il suo primo kart ma i risultati non furono veloci nell’arrivare: il mezzo non era fatto per grandi competizioni e, per la realizzazione, aveva ricevuto soltanto un po’ d’aiuto dal padre.

Cominciò a prendere parte ad eventi nazionali ed internazionali, conquistando il primo titolo italiano nell’85, al Gran Premio di Hong Kong. Da lì una carriera in continua ascesa, costellata anche di eventi singolari, come il “duello” con Orsini dell’88 che fu complice (forse persino artefice) della vittoria di Schumacher come campione europeo dell’anno.

Kart, formule minori, Formula 1, CART, ancora Formula 1 e di nuovo CART sono le lunghe esperienze che il pilota ha collezionato, in sequenza, prima del grave incidente che gli avrebbe cambiato la vita.

L’ultimo ritorno alla Formula 1 non fu eccellente, per una serie di fattori esterni e personali: Zanardi si demoralizzò al punto da non riuscire a raggiungere nessun risultato degno di nota, optando, infine, per risolvere il (plurimilionario) contratto con la squadra.

Stanco e giù di morale, si allontanò per un breve periodo dall’automobilismo, ritornando poi nella CART con il Rally di Monza. Errori di strategia della squadra, inconvenienti tecnici e inesperienza del team resero, però, l’esperienza piuttosto affannosa, fino ad arrivare a quel 15 Settembre 2001 in cui il corso degli eventi cambiò per sempre.

Zanardi si presentò motivato al Lausitzring, nonostante un grosso acquazzone in corso. Partiva ventiduesimo ma riuscì a recuperare posizione su posizione, portandosi al primo posto. A tredici giri dalla fine, dopo una sosta per fare benzina, uscendo dai box perse il controllo della vettura, probabilmente a causa della presenza di acqua e olio sulla traiettoria di uscita; cominciò un testacoda che si sarebbe poi concluso in tragedia, in pista, dove, nel frattempo, arrivavano, nella sua direzione, ad altissima velocità, Patrick Carpentier e Alex Tagliani. Il primo riuscì a evitare lo scontro, il secondo, purtroppo, no: la vettura di Zanardi fu letteralmente tranciata in perpendicolare, spezzando in due la Reynard Honda e portando via le gambe al suo conducente.

Ai soccorsi Zanardi apparve in condizioni disperate: il pilota, infatti, rischiò di morire dissanguato. Provvidenziale fu l’intervento di Steve Olvey, il capo dello staff medico della CART, che otturò le arterie femorali per arginare la gravissima emorragia.

https://www.youtube.com/watch?v=HToZeRKksHw

Alex ricevette addirittura l’estrema unzione dal cappellano prima di essere condotto in ospedale a Berlino: qui gli fu indotto un coma farmacologico, gli venne rimosso l’unico ginocchio rimasto a causa della grave compromissione e rimase ricoverato per circa sei settimane, subendo oltre una dozzina di interventi.

Una volta tornato a casa fu necessaria una tenace riabilitazione ed è proprio in questa fase che è cominciata la “seconda vita” del pilota.  Dopo alcuni mesi riuscì a tornare in piedi e a camminare grazie a delle protesi e stupì, ed emozionò, il pubblico dei Caschi d’oro alzandosi in piedi dalla sedia a rotelle.

Il passo per riavvicinarsi alle corse, da lì, fu brevissimo. In fondo, ha affermato lo stesso Alex, se si dovesse rompere di nuovo le gambe, questa volta basterebbe soltanto una chiave a brugola per rimetterlo in piedi… senza contare che ora non rischia più di buscarsi un raffreddore camminando scalzo.

Quanto ci insegna un uomo del genere, anche davanti ai finti moralismi e al buonismo dilagante!

Quando nel 2003 Zanardi tornò nel circuito tedesco “killer”, per ripercorrere simbolicamente i 13 giri di gara mancanti del 2001 a bordo di una vettura appositamente modificata, strabiliò tutti con dei tempi velocissimi, un evento che sicuramente concorse nel suo ritorno in pista, che gli fruttò anche una nuova vittoria nel 2005 e, da lì, una serie di medaglie che lo hanno accompagnato fino ad oggi.

Ma non solo.

Alle Paralimpiadi sicuramente tutti lo avranno riconosciuto nelle gare di paraciclismo: il pilota, infatti, ha cominciato a partecipare a varie manifestazioni per atleti disabili dopo l’incidente e, dopo il ritiro dalle corse automobilistiche, ha intrapreso una nuova carriera sportiva nel paraciclismo, che lo ha portato a vincere una pioggia interminabile di medaglie.

Quella di Alex Zanardi, insomma, è una vita costantemente accompagnata da difficoltà e vittorie in una miscela che, probabilmente, è essa stessa artefice dei successi e della positività di quest’uomo e del grande sportivo che rappresenta.

Sarebbe fin troppo scontato stare lì a porsi domande, a riempirsi di “se” e di “ma”, perchè la verità è che ognuno di noi è il frutto delle scelte e delle esperienze maturate nel tempo che abbiamo a disposizione… la combinazione di tutto questo è quello che ci rende, oggi, quelli che siamo, a tutti gli effetti.

In un famoso video lo stesso Zanardi afferma, infatti: “Dove sarei se non avessi avuto quell’incidente? E chi lo sa… forse sarei un uomo con le gambe, ma non sarei felice come adesso!“.

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