L’avventura di Sofia: in Erasmus in carrozzina grazie ad un camper speciale

L'avventura di Sofia: in Erasmus in carrozzina grazie ad un camper speciale

Ci sono storie che vale sempre la pena raccontare perché, nella loro straordinarietà, dimostrano quanto, invece, dovrebbero essere ordinarie.

Abbiamo parlato spesso della questione psicologica che si lega ai portatori di handicap, spesso convinti di non poter svolgere o accedere a determinate attività, soffrendo in silenzio e auto-segregandosi ad una vita fatta di pochi stimoli e qualitativamente insoddisfacente. D’altro canto non è una novità che nel nostro Paese ci sia ancora tanto da fare in tema accessibilità: confrontandosi con altre realtà europee la differenza è praticamente abissale.

Eppure c’è chi riesce a non scoraggiarsi e, anzi, a dimostrare che, con un po’ di caparbietà e intraprendenza, anche in Italia tutto è possibile.

La storia di Sofia Riccaboni

Chi l’avrebbe mai detto che una quarantaduenne affetta da Sla e che si sposta in carrozzina avrebbe potuto partecipare ad un progetto Erasmus in Polonia portando con sé anche la figlioletta?

La storia di Sofia sta facendo scuola: laureata nel 2017 in Scienze della Formazione, iscritta al corso di laurea magistrale in Pedagogia delle Organizzazioni, parla ben 5 lingue, ne sta imparando un’altra ed è mamma di 3 figli.

Quando le si è prospettata l’occasione di partire in Erasmus si è sentita bombardata da tante emozioni diverse e discordanti: la voglia di partecipare, la paura di non riuscire a farcela, il timore che la sua disabilità avrebbe condizionato l’intera esperienza. I sentimenti negativi, però, hanno presto lasciato il campo ai positivi quando ha potuto toccare con mano il mezzo che l’avrebbe portata a destinazione: un camper speciale, forgiato proprio sulle sue esigenze ed attrezzato con una rampa, un bagno con maniglioni e un ampio spazio di movimento.

Proprio tutto questo ha reso possibile anche qualcosa di molto importante per lei: partire con la sua bimba più piccola, Andrea (9 anni), per metterla a contatto con altre culture, aprirle la mente e offrirle un bagaglio di esperienze dal quale attingere, poi, nel futuro sia nella vista scolastica che in campo lavorativo. La piccola, ovviamente, prosegue gli studi attraverso un progetto di Home Schooling, condividendo con la mamma quest’avventura a 360 gradi.

La richiesta di prolungamento della permanenza

Approdare in un nuovo Paese, per Sofia, ha significato anche imbattersi in uno stile di vita diverso, offerto da un approccio completamente differente della società polacca alla disabilità: un’università con bagni ed ascensori attrezzati ad ogni piano, descrizioni delle aule fornite anche in braille, ricostruzioni 3D di opere presenti nei musei, parcheggi dedicati giganteschi, cartelli e campanelli alle altezze giuste per potersi districare nelle faccende del quotidiano in totale indipendenza… è questo che ha convinto questa mamma intraprendente a considerare l’idea di prolungare l’esperienza Erasmus da 6 mesi a 12.

Per ora sono in paradiso” ha riferito a chi l’ha intervistata.

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