Disfagia: difficoltà di deglutizione

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La disfagia, cioè la difficoltà nel deglutire, si può presentare sia in bambini che in anziani, con percentuali di incidenza anche piuttosto alte.

Non intervenire subito significa mettere a rischio una fase importante della giornata per chi ne soffre, cioè il pasto, arrivando anche a turbare la psiche, facendo erroneamente riconoscere nel pranzo o nella cena un momento di tedio, di dolore, di difficoltà insormontabile, generando addirittura un rifiuto psicologico di alimentarsi.

Per evitare tutto questo è importante non solo imparare a riconoscerne i segnali, ma anche informarsi sulle possibili cause che possono generare il fenomeno.

Le cause

Traumi cerebrali, cervicali e vertebrali, ictus e malattie a livello muscolare e/o degenerativo (Parkinson, sclerosi multipla, Sla), malattie congenite (sindrome di Down, paralisi cerebrale) sono solo alcune delle patologie che implicano, molto spesso, la disfagia.

Segnali inequivocabili sono: tempi molto lunghi del pasto, in cui si verificano senso di soffocamento, tosse insistente, comparsa di colorito rosso o cianotico al volto, oppure silente, nei casi in cui piccole quantità di alimenti raggiungono i bronchi; ancora, alla lunga, nei bambini si può notare assenza di crescita, rifiuto ad alimentarsi, intolleranza ad alcune consistenze di cibo, problemi nella masticazione, alterazione della sensibilità del viso e della bocca; anche una voce velata o gorgogliante durante o dopo la deglutizione, la fuoriuscita di liquidi o di cibo dal naso, fastidio, dolore, la sensazione che il cibo resti in gola sono tutti dettagli importanti da non prendere sottogamba, secondo Tiziana Rossetto, presidentessa della Federazione Logopedisti Italiani.

Altre cause possono essere ritrovate nella muscolatura della bocca e della gola, che non sarebbe sufficientemente forte, lasciando scivolare il cibo, invece che nell’esofago, nella trachea, portando anche a problemi gravi, come polmoniti.

Come agire

La prima cosa da correggere, in caso di disfagia, è la postura: tronco, collo e testa devono essere allineati e le persone allettate dovranno mangiare, ed anche digerire, in posizione “seduta”, con lo schienale alzato.

Per quanto riguarda gli alimenti, finchè il problema persiste è meglio optare per passati omogenei, purè, creme, alimenti densi, facili da deglutire ma senza parti solide disperse in brodini e liquidi vari (come la classica pastina che può fare più danni che altro).

Se il problema è solo temporaneo bisogna avere un po’ di pazienza e aspettare che tutto si risolva, se, invece, la condizione è permanente, è meglio accertarsi sempre di offrire il giusto apporto nutritivo per evitare malnutrizioni.

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