Hoteling for All: il nuovo progetto firmato IED

Hoteling for All: il nuovo progetto firmato IED

Includere i disabili in tutti gli aspetti del quotidiano significa partecipare al miglioramento della loro qualità di vita, aumentarne l’aspettativa, scacciare la possibilità di segregazioni, spesso auto-inflitte, e ridare dignità ad una esistenza, scoprendo persino capacità che non si pensava di avere.

Succede ogni giorno attraverso lo sport, il divertimento offerto da qualche struttura moderna, con le pedane inserite fuori dai negozi o sui mezzi pubblici, o con quelle messe a disposizione da qualche spiaggia; in Italia sicuramente c’è ancora tanto da fare, ma ci sono iniziative lodevoli, che lanciano uno sguardo ed un input sul prossimo futuro, che meritano attenzione.

Una di queste è quella messa in opera dallo IED (Istituto Europeo di Design), appoggiata da Comune di Milano, Camera di Commercio di Milano-Monza-Brianza-Lodi – col patrocinio di Assolombarda -, Associazione Albergatori Milano, Rescasa Lombardia e Assobagno, e catalizzata intorno ad alcune tesi; in particolare, sono state 5, quelle in Interior, Product e Media Design, presentate a Luglio ed inserite nel progetto “Hoteling for All“. Il fine ultimo, quindi, mira al turismo accessibile.

Le proposte

La prima è “Twee” (di Pietro Bonu, Federico Cattaneo, Alessia Di Natale, Elena Beatrice Miccoli, Gabriele Panciera, Alessandro Picci e Luca Pinotti), una nuova concezione degli spazi vitali gestiti da una app in grado di rendere tutti gli oggetti possibili… “intelligenti”! La stanza d’albergo viene controllata attraverso un dispositivo (collegato ad una “chiave” luminosa e vibrante che emette segnali), capace di interagire sia con touchscreen che con comandi vocali, nelle più piccole componenti, come la regolazione della luminosità e della temperatura, finendo all’apertura di tapparelle etc.

C’è poi “Flyt Set” (di Alberto Ceccon e Alessandra Iasi), dove la fanno da padrone una serie di pannelli componibili. Mensole, grucce magnetiche, un contenitore removibile in cui riporre oggetti ed uno specchio munito di mensola superiore fanno da contorno a quello che, forse, è il punto cruciale del progetto: il pannello che, posto accanto al letto, fa da comodino e possiede anche una base estraibile che lo trasforma in “sedile” per aiutarsi a spostarsi, ad esempio, dalla carrozzina in tutta autonomia.

La “Ivy Collection” (di Serena De Stefanis, Giulia Fogliazza, Enrica Lauricella e Sofia Motta), invece, osserva l’accessibilità da un’altra angolazione, mettendo a disposizione una serie di skill utili all’accessibilità ma, contemporaneamente, rendendole “invisibili” quando non necessarie, attraverso una progettazione a scomparsa della parete che ospita gli ausili.

C’è, poi, la “Ordinary Collection” (di Giacomo Branchi, Arnaldo Thomas Derosa, Lara Elisa Palvarini e Giacomo Ruggeri Gnutti), incentrata maggiormente sulla stanza da bagno, dove l’ausilio-maniglia diventa removibile, a ventosa, evitando ancoraggi fissi al muro: è la “Ordinary valet“.

Infine, “Issa” (di Gaia Anselmi Tamburini, Sofia Santovito, Giulia Trezzi e Irene Verdi) ha pensato ad una serie di soluzioni “smart” per il letto, che può usufruire di due superfici reclinabili per unirsi ai comodini, e per il bagno, dove una parete dotata di diversi ausili creati da mattonelle sporgenti diventa anche un’idea innovativa di design.

 

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