Lavoro e disabili: tanti ostacoli da superare

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Disabilità e lavoro: non se ne parla mai abbastanza.

Sebbene si stiano facendo dei primi passi in avanti in materia, attraverso il ruolo del Disability Manager, di cui abbiamo parlato qualche tempo fa, e nell’informazione imprescindibile che dovrebbe coinvolgere tutte le aziende, soprattutto per quanto riguarda i disabili psichici, la verità è che, nel nostro Paese, c’è ancora tanto da fare e tanto da imparare da altre realtà europee e mondiali.

Secondo uno studio condotto da Daniela Pavoncello,  ricercatrice dell’Inapp (Public Policy Innovation), sono tantissimi i disabili, anche giovani che, ad oggi, non riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro ed i motivi sono tra i più disparati.

Non si parla, infatti, solo di mancanze (a tanti livelli) delle aziende, ma anche di limiti auto-indotti dagli stessi disabili o dalle loro famiglie.

Analizzando anche i dati provenienti dall’Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori), ne è emerso che, infatti, gli ostacoli principali sarebbero: percezioni e atteggiamenti negativi da parte dei datori di lavoro e della famiglia, difficoltà pratiche nello svolgere il lavoro, mancanza di fiducia nelle proprie capacità, impatto dei farmaci e delle cure sanitarie, scarsa fiducia e stima di sè, inadeguate possibilità di accesso ai servizi di sostegno, problemi di comportamento e di comunicazione, difficoltà di produttività e atteggiamenti discriminatori verso disabili psichici. Il tutto, ovviamente, senza contare il fatto che molte strutture ed uffici non sono ancora pienamente regolamentate ed adibite per ospitare disabili delle varie tipologie (dai non vedenti a chi si sposta in carrozzina).

Sulla base di questi dati, quindi, la ricercatrice ha stabilito quali dovrebbero essere le linee guida per migliorare la situazione: “responsabilità sociale, collaborazione (con i servizi socio-sanitari), flessibilità del lavoro, coinvolgimento dei colleghi, valorizzazione delle competenze individuali, supporto di figure interne ed esterne all’azienda, personalizzazione del percorso d’inserimento“, ha riferito la stessa Pavoncello, precisando che questa nuova “alfabetizzazione ai disabili” non deve comprendere solo i capi delle aziende e/o i disabili stessi, ma tutta la sfera coinvolta nella questione lavorativa, partendo dai familiari e finendo alla comunità professionale.

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