L’inno alla diversità della Disney Pixar

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I cartoni animati non sono mai stati concepiti solo per i bambini.

Sono in tantissimi ad apprezzarli anche tra gli adulti ed i lungometraggi moderni, ormai, sono diventati una “scusa” per accompagnare i piccoli al cinema e godersi insieme lo spettacolo.

La Disney, in origine, ha ripreso le favole antiche, riadattandole in chiave moderna: parliamo di Biancaneve, La Sirenetta, Cappuccetto Rosso. Si dice, anzi, che i finali, spesso, siano stati cambiati per nascondere la realtà più cruenta e cruda di quei racconti che, più che favole, erano leggende.

Con il connubio con la Pixar, invece, c’è un ritorno alla fanciullezza, alle immagini tenere e ai messaggi candidi che un cartone per bambini dovrebbe avere… lasciando, però, il senso più profondo da captare proprio agli adulti.

Con “Alla ricerca di Nemo” e “Alla ricerca di Dory“, in particolare, notiamo un riavvicinamento ai valori della diversità, che vengono mostrati non solo come qualità distintive e, quindi, particolari e  positive, ma anche, che è la cosa più importante, come normali da ritrovare all’interno di una società variegata, dove i normodotati si alternano a chi ha, magari, una pinna sottosviluppata, come Nemo, o la memoria corta, come Dory, o, ancora, una grave miopia, come la balena Destiny o persino, come accade al polpo Hank, la mancanza di un tentacolo.

Il messaggio è conciso e diretto e arriva allo spettatore con immediatezza: è vero che avere problemi che la maggioranza degli altri individui non hanno può creare svantaggi e amplificare le insicurezze, ma è altrettanto vero che, talvolta, è proprio questo terreno sconnesso su cui ci si muove a creare le condizioni per approcci nuovi e differenti, inaspettatamente risolutivi, oltre che le basi per le vere, grandi, intramontabili amicizie.

Durante il secondo capitolo “acquatico” della Disney-Pixar, in queste settimane al cinema, è Dory la protagonista della storia, in cerca dei suoi genitori attraverso mari, tubi idraulici ed acquari, senza però ricordarne nemmeno il volto a causa del suo disturbo.

Cosa si inventerà?

Vale la pena prenotare un posto in poltrona per scoprirlo.

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